Appena arrivata a casa, come avete già letto ho provveduto a fare una verifica generale delle condizioni della mia Sprint: oltre alla carrozzeria, lo stato degli interni e dei lamierati sottostanti la moquette, ho controllato il funzionamento dell’impianto elettrico: luci, tergicristalli, clacson, e via discorrendo risultavano funzionanti.
La cosa mi tranquillizzava perché affrontare il ripristo del circuito elettrico di un’auto storica non è facile.
Guasto!
Dopo qualche mese dal suo ritorno su strada però Angelina ha iniziato a fare i capricci: tergicristalli che non funzionavano e poi all’improvviso ritornavano efficienti, fari che avevano bisogno di più tentativi per essere accesi, e la ventola interna che aveva definitivamente smesso di funzionare.
Chiaramente il problema era da imputarsi al devioluci, meccanismo complesso che, tramite leveraggi, permette di ottenere più interruttori in pochissimo spazio.
Lo smontaggio
Provvedevo quindi a smontare il volante, sganciando la copertura centrale e svitando le tre viti più grosse che bloccano il volante: le due viti più piccole fissano i ganci del meccanismo di sgancio di ritorno delle frecce.
Quindi, grazie alle 4 viti poste nella parte inferiore, ho sganciato la carenatura del piantone dello sterzo, portando alla luce il devioluci e i due cavi di connessione dello stesso, che terminano dietro al quadro strumenti.
Sganciati i due connettori, a questo punto il problema è far passare gli stessi sotto le staffe di supporto del piantone dello sterzo: facendo attenzione a non tirare i singoli fili, e forzando il passaggio attraverso gli angusti spazi, sono finalmente riuscito a svincolare quella parte del componente guasto.
Tolto il bulloncino centrale che si vede nella foto (che dà la massa al sistema), e le due viti, qui nascote dal supporto del volante, adesso il devioluci è svincolato, e applicando un po’ di forza per farlo traslare verticalmente, lo si può smontare per procedere poi alla difficile riparazione.
L’apertura del meccanismo
Oggigiorno tutti i meccanismi, circuiterie elettriche ecc. sono protette da gusci in plastica pressofusi, che impediscono qualsiasi accesso agli stessi da parte di polvere, sporco, ma anche non permette eventuali riparazioni.
Questo devioluci invece è composto da due gusci in plastica tenuti assieme da rivetti cromati: tolti quelli con un trapano a punta sottile, si riesce ad aprire i due gusci che rimangono ancorati ai fili elettrici.
Una volta aperto, potevo constatare che l’interno del devioluci era composto da lamelle in rame che, grazie ai leveraggi, venivano messi a contatto tra loro o allontanati.
Mosse e limate con una carta vetrata finissima, procedevo alla pulizia in modo da eliminare della limatura prodotta negli anni dall’attrito tra i contatti.
Il tocco finale
Richiusi i due gusci del meccanismo con delle viti a testa piatta e dei dadi autobloccanti, provvedevo anche alla pulizia delle due leve e alla riverniciatura dei relativi simboli, scoloriti dal tempo.
Controllati tutti i contatti in modo da verificare la funzionalità e la riuscita della riparazione, è arrivato il momento del rimontaggio, la cui parte più difficile è stata il passaggio dei connettori sotto le staffe di fissaggio del piantone dello sterzo.
Rimontato anche tutto il resto, è arrivato il momento della verità: